Se quel treno per Auschwitz non fosse partito, Ruggero e Raimondo sarebbero rimasti a scuola. Avrebbero continuato passaggiare in paese, insieme ai coetanei che li avevano accolti. Ottant’anni dopo, Issime si ferma per un attimo. Come se aspettasse il loro ritorno. La memoria riavvolge il nastro del tempo, fino al 7 dicembre 1943, giorno dell’arresto dei fratellini Jona, scampati ai bombardamenti su Torino ma non alla persecuzione nazista. Avevano 7 e 12 anni e tanti sogni da realizzare. Due giovani vite spezzate dalle leggi razziali. Ma se quel treno per Auschwitz non fosse partito, la società di oggi sarebbe molto diversa. E’ stata la Shoah a mostrarci gli orrori dell’antisemitismo, a insegnarci i valori del rispetto e della tolleranza. Una lezione che ci aiuta a interpretare anche i nuovi intrecci della storia. Le interviste a: Enrico Montanari, sindaco di Issime; François Stévenin, Istituto Storico della Resistenza in Valle d’Aosta; Paolo Momigliano Levi, storico.